Storia della crittografia
Alfabeto cifrante o monografico
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La cifratura tramite alfabeto monografico viene effettuata, nel caso più semplice, dando ad ogni lettera dell'alfabeto, compresi a volte lo spazio e i vari segni di interpunzione, come corrispondente un segno dello stesso alfabeto, di un altro alfabeto o addirittura inventato dall'ideatore della cifra al momento.

Si ottiene quindi una tabella a due colonne dove ogni segno alfabetico del testo in chiaro corrisponde biunivocamente ad uno dell'alfabeto cifrante.

Da questa idea di base, estremamente semplice, per rendere più difficile la decrittazione della cifra, si sono trovati alcuni espedienti.

Eccoli, in ordine cronologico:
  1. Per evitare di individuare subito le vocali, in Italiano poste alla fine delle parole, si eliminano o si cifrano anche lo spazio ed i segni d'interpunzione.
  2. Per alterare le frequenze relative delle lettere si inseriscono alcuni segni che non hanno un significato, le cosiddette nulle.
  3. Per abbreviare i testi cifrati si inseriscono sigle che significano alcune delle parole d'uso più frequente (congiunzioni, articoli, parole chiave), il cui elenco si chiama nomenclatore o nomenclatura.
  4. Per evitare di individuare le lettere più frequenti con sistemi statistici, le vocali e le consonanti più frequenti sono cifrate con due o più segni.

Tutti questi accorgimenti si trovano nella lettera di Michele Steno, doge di Venezia all'ambasciatore a Roma di cui noi riportiamo un'immagine a lato.